Salario che non cresce, poca sicurezza sui mezzi e nelle stazioni, orari troppo prolungati: serve un cambio di passo decisivo (e più finanziamenti) per migliorare le condizioni dei lavoratori del Trasporto Pubblico Urbano (bus, tram, metro e funicolari) e per rendere il comparto di nuovo attrattivo, chiudendo l’epoca delle carenze di personale. L'8 novembre gli addetti del TPL hanno scioperato per l’intera giornata in tutto il Paese, senza fasce di garanzia, o, meglio, garantendo solo il 30% del servizio in fasce orarie che di solito sono assicurate al 100% (con parziali variazioni azienda per azienda, le corse garantite al 30% sul territorio provinciale si sono concentrate in particolare tra le 6.15 e le 9.15 del mattino e nel primo pomeriggio dalle 12.30 alle 15.30).
Nella provincia di Bergamo i lavoratori del comparto sono un migliaio tra aziende del servizio bus extra urbano, cioè Arriva Italia srl, Autoservizi Locatelli srl, Tbso spa, Sav srl, Sai Treviglio srl, Aschedamini srl e Bonomi srl, e quelle della città, Atb e Teb. Con la protesta dell'8 novembre sono tornati a chiedere il rinnovo del loro contratto nazionale, migliori condizioni di lavoro, una profonda riforma del settore che possa garantire un servizio pubblico di qualità da offrire alla cittadinanza. Avevano già scioperato il 18 luglio e il 9 settembre.
L’iniziativa di protesta è stata proclamata in tutt’Italia da FILT-CGIL, FIT-CISL, Uiltrasporti, FAISA CISAL e UGL. I loro rappresentanti provinciali, dopo una prima ricognizione tra i lavoratori delle varie aziende, hanno stimato “un’adesione alla mobilitazione davvero molto elevata a Bergamo”.
Ecco il dettaglio, in alcune delle realtà più rappresentative:
Atb: personale viaggiante 99%, uffici 90%, officina 60% (ovviamente escluso il 30% obbligato a lavorare in alcuni orari)
Teb: 90% medio
Arriva: 90% medio
Locatelli: 90% medio
Tbso: 100%
Da anni la scarsa attrattività del comparto provoca una difficoltà a trovare personale, che di conseguenza fa registrare una contrazione di lavoratori operativi in continuo peggioramento: a livello nazionale le organizzazioni sindacali hanno stimato una carenza tra il 10% ed il 15% del personale necessario, più di 10.000 autisti che mancherebbero all’appello per garantire non solo il servizio programmato, ma anche quello minimo essenziale.