Notizie

Poste Italiane, sulla chiusura di due uffici a Bergamo, le parole di un lavoratore, delegato SLC-CGIL, e del sindacato pensionati SPI-CGIL

Tempo di lettura: 2 - 3 minuti

“Poco produttivi agli occhi dell’azienda, proprio perché l’utenza è costituita soprattutto da anziani non digitalizzati. Ma così si lasciano scoperti due quartieri”: usa toni preoccupati la CGIL provinciale alla notizia di altre due chiusure di uffici postali nel capoluogo, quelli denominati “Bergamo 14” di via Tremana a Monterosso e “Bergamo 12” di via Boccaleone, nell’omonimo quartiere.

Risale a cinque anni fa, al 2019, la decisione di chiudere gli sportelli in Celadina e di piazza Sant’Anna. Poi, durante la pandemia da Covid, gli uffici a doppio turno (mattina e pomeriggio) di via Corridoni e di Malj Tabajani erano stati trasformati in mono-turno, dunque aperti solo al mattino. A emergenza sanitaria finita, però, i vecchi orari non erano stati più ripristinati.

“Dal 16 dicembre non saranno più operativi gli uffici di Monterosso e di Boccaleone. In ciascuno lavorano un direttore più un operatore. Questi quattro lavoratori saranno riassegnati altrove da Poste” spiega Alessandro Esposito, lavoratore del centro di smistamento provinciale di Poste Italiane a Bergamo, delegato sindacale della SLC-CGIL e residente proprio del quartiere di Monterosso.

“Da cosa dipende se un ufficio postale è produttivo o meno? Dal fatto che disponga di un alto numero di conti correnti, di titolari di assicurazioni, di utenze aperte per gas e luce, linee internet" prosegue il lavoratore. "Un ufficio sano si misura da questo. Evidentemente quelli di Monterosso e di Boccaleone chiudono perché non presentano queste caratteristiche. Non prevedono, del resto, nemmeno la figura dei consulenti finanziari in maniera stabile. Ci sono, ma solo occasionalmente, dall’esterno. Questo fa pensare che si tratti di semplici uffici di prossimità, utili per il pagamento delle bollette, il ritiro delle pensioni e dei cosiddetti ‘inesiti’ cioè pacchi e raccomandate che non è stato possibile consegnare. Insomma, servizi che di solito vengono richiesti da cittadini poco digitalizzati e anziani, che ora dovranno spostarsi con un mezzo privato o in bus per andare in posta".

Dal suo punto di osservazione interno, Alessandro Esposito mette in luce la “contraddizione” che si sta vivendo nell’azienda: “A livello nazionale si parla di rilancio dei territori, attraverso il progetto Polis sostenuto anche dal Governo, con l’obiettivo di promuovere la coesione tra aree anche isolate. Se in alcune parti della nostra provincia effettivamente l’azienda sta allargando la sua rete, in città vediamo invece chiudere realtà di quartiere”.

Alla luce di queste valutazioni interviene lo SPI-CGIL, la categoria sindacale che rappresenta i pensionati. A prendere la parola è il segretario generale provinciale Giacomo Pessina: “Per alcuni servizi, tra cui quello postale, la vicinanza fisica alle persone, ai pensionati e non solo a loro, è parte integrante della qualità di ciò che si offre. Non bisogna mai dimenticare il principio alla base di un servizio pubblico, il motivo per cui è stato istituito: quello di fornire prestazioni alla cittadinanza non guidati solamente da priorità economiche. Ora, ricordiamo che già nel 2019, in occasione della chiusura dell’ufficio postale della Celadina, il presidio postale di Boccaleone aveva in qualche misura supplito a quella mancanza. A quell’epoca avevamo contribuito a una petizione insieme ad altre realtà del quartiere. Ora venendo alle prossime due chiusure, ci auguriamo un intervento delle istituzioni locali e un ripensamento di Poste”.

Via Garibaldi, 3 - 24122 Bergamo (BG)

SOCIAL

LINK

Cerca