“Lavoriamo per l’inclusione, ma subiamo l’esclusione!”: è uno degli slogan che campeggiavano giovedì mattina, 14 settembre, sui cartelli al presidio degli assistenti educatori scolastici, riuniti con la FP-CGIL in via Tasso, di fronte alla Prefettura di Bergamo.
All’inizio di ogni mese di attività, questi lavoratori non possono mai prevedere a quanto ammonterà il loro stipendio. Se lo studente che assistono si ammala, infatti, la giornata di lavoro rischia di essere perduta, non pagata. Lavorano nelle scuole pubbliche ma non sono alle dipendenze dello Stato. Non hanno accesso al registro elettronico, dunque spesso vivono un’umiliante mancanza di comunicazione con il corpo docenti.
Ne hanno, quindi, abbastanza dell’incertezza lavorativa estrema in cui da anni sono costretti a lavorare, malgrado siano figure fondamentali e preziose per l’inclusione dei più fragili a scuola. In classe, gli assistenti educatori scolastici svolgono un ruolo delicatissimo, a garanzia dei diritti sanciti dalla Costituzione, dalla scolarizzazione all’inclusione di alunni disabili di elementari, medie e superiori.
Durante il presidio e l’assemblea tenuta in contemporanea, una delegazione di sindacalisti e lavoratori è stata ricevuta in Prefettura, per esporre i motivi della protesta.
L’iniziativa si è svolta nell’ambito di una campagna nazionale della FP-CGIL a sostegno dei disegni di legge sull’internalizzazione di questa figura professionale nell’organico del ministero dell’Istruzione.
“Siamo tornati a chiedere che a questi lavoratori si garantisca un salario anche nei casi in cui lo studente assistito manchi da scuola, per malattia o altro. Deve essere assicurato, cioè, il diritto di effettuare in ambito scolastico tutte le ore settimanali come da contratto, anche nel caso di assenze” hanno ripetuto Ingalill Nordli e Diego Lodetti della FP-CGIL di Bergamo.
“Chiediamo poi che venga garantita una copertura economica attraverso un’indennità durante i mesi estivi non lavorati, come per gli altri lavoratori della scuola. Venga, inoltre, riconosciuto il loro livello professionale, come accade in tutti gli ambiti socio-sanitari-assistenziali-educativi, colmando così una lacuna legislativa. I provvedimenti all’esame delle commissioni di Camera e Senato (presentati da partiti di maggioranza e opposizione) rispondono a questa necessità. Con le nostre iniziative di mobilitazione vogliamo contribuire a sbloccare e velocizzare in maniera risolutiva questa vertenza, ponendo l’accento anche sulle criticità che il Disegno di legge 236/2022 presentato in Senato comporta: si faccia attenzione in particolare ai criteri da definire per accedere agli ipotetici concorsi (l’esperienza di anni deve contare), ma anche alla copertura economica che al momento manca per sostenere nella pratica una futura internalizzazione” hanno concluso i due sindacalisti.