In bici sette giorni su sette, fino a dieci ore al giorno, tra pedalate e lunghe attese fuori dai ristoranti e dai fast food. Un totale di 300 consegne al mese, talvolta anche di più, per un guadagno netto - tolti tutti gli oneri della Partita iva - di circa 900 euro mensili. È la vita di un giovane rider che lavora per Deliveroo e che negli uffici di NIDIL-CGIL di Bergamo questa settimana ha raccontato i dettagli del mestiere che svolge ormai da due anni.
“Dall’inizio del 2023 i compensi per ciascuna consegna sono calati sempre di più. Se lo scorso anno si aggiravano fra i 6 e i 7 euro, ora sono scesi a 3,77 euro lordi. Ma per portare a termine ciascun ordine capita di dover pedalare anche per lunghe distanze, da Bergamo a Seriate ad esempio, o a Lallio, Curno, fino a un massimo di 10 chilometri,” racconta il giovane lavoratore originario del Pakistan, che preferisce non indicare il proprio nome. “Dunque a fine mese ci stiamo accorgendo del calo dei guadagni. E tra affitto di casa (che condivido con quattro altri ragazzi rider), cambio gomme e manutenzione varia della bici, diventa sempre più difficile sostenere le spese quotidiane”.
Contro tariffe troppo basse sabato 6 maggio circa cinquanta lavoratori di Deliveroo si sono riuniti in presidio davanti al Comune di Bergamo. A loro anche il sindaco Giorgio Gori ha manifestato solidarietà incontrandoli in piazza e poi dichiarando sui social: “I lavoratori delle ‘piattaforme’ hanno diritto a paghe e trattamenti dignitosi, come tutti gli altri, ma hanno bisogno del nostro sostegno”.
“Proprio al sindaco Gori e agli assessori Giacomo Angeloni (innovazione) e Stefano Zenoni (mobilità) abbiamo chiesto un incontro ufficiale per avanzare alcune proposte che potrebbero rendere il lavoro dei rider più sicuro e agevole mentre si muovono in città. Il confronto è stato fissato per il 26 maggio” ha riferito Francesco Chiesa di NIDIL-CGIL di Bergamo.
Questa categoria sindacale della CGIL provinciale ha iniziato ad occuparsi delle condizioni lavorative dei rider dal 2018 prima con la campagna ‘Deliver your rights’ svolta per le strade della città, poi con l’intervento, insieme ad alcuni rider, in Consiglio Comunale a Bergamo per un confronto proprio sulle loro tutele. Sul tema in quell’occasione era stato discusso un Ordine del Giorno presentato da sedici consiglieri comunali della maggioranza.
L’ultima iniziativa di una lunga serie è quella avviata lo scorso ottobre. È la campagna regionale "Rider in sicurezza", promossa dalla CGIL con NIDIL-CGIL, FILT-CGIL, FILCAMS-CGIL, ma anche con Udu, l’Unione degli Universitari e Federconsumatori. Era simbolicamente cominciata nel giorno dello sciopero proclamato a Firenze in protesta contro la morte di Sebastian Galassi, lo studente-rider di 26 anni che ha perduto la vita durante una consegna.
La campagna ha previsto la distribuzione di cartoline rivendicative che cittadini e consumatori hanno potuto sottoscrivere e riconsegnare al sindacato, che si è impegnato a inviarle a sindaci, autorità regionali e aziende del settore. L’obiettivo è quello di sollecitare un confronto sui temi contrattuali, sulla sicurezza delle strade e su città maggiormente inclusive.
“Abbiamo raccolto 200 cartoline, le consegneremo in parte al sindaco Gori, e in parte a Deliveroo” prosegue Chiesa. “Come NIDIL-CGIL siamo da anni al fianco dei rider nelle loro lotte, e ci restiamo anche ora. Siamo già in contatto da alcuni giorni con il gruppo di rider che ha organizzato lo sciopero dello scorso week end. Li incontreremo domani e sabato per due momenti di assemblea (alle 17.30 in via Tiraboschi, di fronte a Poke House). Sin dall'arrivo delle piattaforme a Bergamo abbiamo più volte espresso la convinzione che la forma di lavoro autonomo per questa tipologia di occupazione è scorretta. Numerose sentenze ci hanno dato ragione: il contratto applicato è senza tutele, tanto che – come stanno denunciando in questi giorni i rider - le varie aziende di delivery possono unilateralmente ridurre i compensi. Siamo pronti a una mobilitazione per ottenere una paga certa e congrua, contrattata e non decisa esclusivamente dalle varie app”.